#APPUNTI Gesamtkunstwerk: l'opera d'arte totale

Sezessionstil: la Secessione viennese.

[Piccolo preambolo]

Se il termine giunge dall’estetica romantica quasi per caso, è però nel pieno Romanticismo che va cercato il precedente storico più significativo dell’intermedialità, e nel musicista che per primo riuscì a influenzare tutto il sistema delle arti: Richard Wagner. La sua nozione di opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), che è ispirata alla tragedia greca e all’Orestea di Eschilo, si propone di rifondare il teatro musicale attraverso una fusione delle arti intesa non come un semplice procedimento estetico, ma come un mezzo per identificare arte e vita, e per creare un organismo vitale contrapposto alla meccanizzazione della società industriale. Quest’utopia wagneriana influenza prima il simbolismo e la sua poetica della sinestesia, e anima poi tutto il Novecento e le sue avanguardie[...]. Ma l’opera d’arte totale esce presto fuori dall’ambito estetico e diventa una pratica prediletta dalla propaganda dei totalitarismi nazista e stalinista, oltre a ispirare imprese commerciali come Disneyland, dimostrando così quanto sia labile il confine che separa l’utopia dalla distopia, il sublime dal kitsch. Oggi il cyberspazio può considerarsi per certi versi una realizzazione tecnologica dell’opera d’arte totale, in cui i diversi linguaggi artistici si combinano e si rimediano continuamente.

Ho messo qui direttamente la Treccani che tanto lo so che era obbligatorio andarla a consultare, ma senza vergogna.


L'idea dell'arte totale, della sua capacità di mescolarsi e fondersi e prendere e dare forza, trovandone sempre di nuova dentro se stessa, mi ha sempre fatto riflettere tanto. 
L'Arte che fa Arte e che ispira Arte.
Che meraviglioso circolo virtuoso.
Ma se è vero che l'antichità era stata capace di generare un'opera che fosse totalmente fedele a se stessa, dal luogo che la ospitava e usufruendo di tutte le declinazioni di se stessa, allora segno di merito è stato davvero il nostro buon caro Wagner. Personalmente credo che un seme tanto potente non abbia potuto trovare terreno più fertile di Vienna di fine Ottocento.

Gustav Klimt, Manifesto della I Esposizione della Secessione Viennese, 1898.


Punto storico: tra il XIX e il XX secolo l'Impero degli Asburgo stava conoscendo un momento di profonda crisi e un declino della sua ben nota potenza. A mantenere insieme i pezzi di questa grande macchina imperiale erano certamente gli ingranaggi della burocrazia e un tenace sentimento di conservazione che raccoglieva intorno alla corona gli ultimi scampoli di fasto. In quegli anni Vienna fu punto nevralgico e borbottio incessante nei confronti di un sistema artistico che ormai le stava troppo stretto. Questa è la stagione del Liberty, delle rivoluzioni, delle metropolitane e i nuovi modi di spostarsi e comunicare, un nuovo modo di vivere la città, che a sua volta si trasforma. E proprio da questo contrasto che nasce il borbottare sommesso e costante, che man mano si carica di spirito di rivoluzione, un movimento burrascoso, tumultuoso carico di contraddizioni. 
Si aveva l'arte ufficiale, quella stretta dalla morsa di un'estenuante conformismo e poi un febbricitante bisogno di innovazione e di cambiamento. Non a caso questo è il tempo di grandi rivoluzioni, sia scientifiche che filosofiche, ma anche in campo letterario basti pensare a certi come Freud, Mahler, Mach e Musil (sì, lo so, sembra quasi una partita a nomi cose e città dove è uscita la emme come lettera!) e questi escludendo gli artisti! Questi sono gli anni di Schiele, Klimt, di architetti e designers come Olbrich, Moser, Hoffmann, Wagner e Loos.
Tutti questi personaggi dall'altissimo profilo culturale diedero vita ad un accesissimo dibattito sulla modernità gettando le basi per quello che poi sarebbe stata l'evoluzione del Modernismo come ce lo hanno presentato.
Perché la sto prendendo tanto larga se il punto focale è la questione dell'opera d'arte totale?
Semplicemente perché non mi basta una definizione per esprimere la genialità di questo concetto e voglio usare l'esempio a me più caro: la Secessione viennese e il Sezessionstil.
Perché me ne innamorai allora e ne sono ancora innamorata.


Proprio come i grandi avvenimenti politici e gli atti di forza, la Secessione viennese vide la sua nascita con una decisa presa di posizione contro lo stile accademico incoraggiato dalla cultura ufficiale e rappresentato dalla Künstlerhaus. Così nel 1897 fu sugellato un sodalizio tra artisti ribelli e le idee, lo spirito e la rivoluzione della Secessione si radunarono intorno alla rivista Ver Sacrum, un luogo dove era possibile respirare un'aria sovranazionale, di vedute europee e soprattutto aperta alle nuove tendenze in campo artistico e progettuale.

Ver Sacrum, rivista.

La centralità del progetto è il punto di forza e di coesione del neonato stile viennese, qui infatti la risonanza di tale scelta ebbe più eco che altrove, tant'è vero che fu possibile cominciare a concepire l'arte come un tutt'uno insieme con molteplici figure professionali tutte al servizio di una composizione completa e omogenea. Una sinergia di intenti, mezzi e scopi.
Il Sezessionstil fu percepito quasi immediatamente lontano dalle altre forme che il Liberty aveva assunto in giro per l'Europa, specialmente dal suo vicino tedesco il Jundestil. Prese le distanze dalle esuberanze ornamentali che invece avevano dilagato altrove, lo stile viennese si registrò su forme sobrie, quasi classiciste, prevalentemente riconducibili al quadrato e alla circonferenza, con una decorazione appena accennata, che però aveva la capacità di manifestarsi in maniera incisiva e con fare perentorio. Forme sobrie e razionali improvvisamente contraddette da elementi ricchi di splendore e di oro, riccamente decorate e dai colori forti. 

Lo stesso palazzo che poi fu "della Secessione" è esattamente il frutto tangibile di quest'intenzionalità tutta classico-modernista.

Joseph Maria Olbrich crea così un manifesto, una dichiarazione di filosofia progettuale che incarna in pieno lo spirito della Secessione. Volumi articolati su blocchi squadrati, grandi aperture , dettagli e rientranze che donavano una spiccata dinamicità ma che ne esaltavano l'ispirazione classicista. Una decorazione appena accennata e poi, la grande contraddizione: una cupola dorata in bronzo, con composizione a foglie con un traforo delicato e semicircolare. Un tocco di indomita creatività, una creatività che si era ritagliata il suo spazio all'interno della stabile serietà dell'edificio. 



Joseph Maria Olbrich, Palazzo della Secessione, Vienna.

Quindi a cosa lasciamo l'atto creativo, dove risiede la possibilità di attingere al caos artistico ?

Sinceramente ritengo giusto quando si sottolinea che il più grande merito del Liberty fu quello di concedere al progetto architettonico anche la scelta degli arredi e delle decorazioni: non solo quindi progettare un contenitore, ma poter stabilirne anche in principio il contenuto e le relazioni tra i due. 
Non a caso questa è la grande stagione per le Arti Applicate
La decorazione, l'arredo e l'architettura intimamente connessi, soggetti attivi di uno scambio reciproco e ciclico per la totale realizzazione dell'ideale dello Sezessionstil.

Forse l'artista che ha meglio espresso questa dualità, questo legame tra caos e ordine, tra contenuto e contenitore, è Gustav Klimt, per il quale "l'immagine folgorante del caos e del disordine è così ottenuta mediante la moltiplicazione all'infinito di elementi d'ordine" (R. Barilli, Il Liberty, cit. pg. 130).

Un concetto che attraversa sia l'architettura che il design di questo periodo, l'idea che una stretta strettissima correlazione tra le arti era necessaria per garantire la presenza di una bellezza diffusa.
In sostanza, un luogo creato ad arte, per l'arte, dove infatti anche tutti gli eventi che vi si svolsero furono sempre perfettamente inglobati in quell'idea di fondo che l'arte dovesse essere espressa simultaneamente e con coerenza in tutte le sue forme,

Gustav Klimt, dettagli da Il fregio di Beethoven, Palazzo della Secessione, Vienna, 1902.

Modularità degli elementi e coerenza stilistica. Oro.

Forse è per questo che i maggiori attivisti in questa rivoluzione stilistica, dell'opera a tutto tondo, dell'opera d'arte totale, in fin dei conti sono per la maggiore architetti. Quello che era rimasto del Liberty era la convinzione che ogni particolare dovesse essere generato dalla stessa ottica, estendersi fino a più minuscoli dettagli - le posate per esempio.

Wiener Werkstätte - Hoffmann, Moser, Waerndorfer.

Qui entra in gioco una cosa che mi sta molto a cuore. La cura anche per gli oggetti quotidiani, che fossero "intonati" a tutto quello che li circondava, ha il sapore di quello che oggi vediamo con l'evoluzione del design. Non a caso, la costola staccatasi dall' Arts and Crafts britannico approdò qui con una nuova desinenza: non era più solo l'artigianato fine a sé stesso, ma un processo di liberazione e purificazione del progetto e del disegno, lasciandosi alle spalle qualsivoglia tentazione naturalistica e abbracciando, invece, una purezza formale che rendesse omaggio alla linea degli oggetti come tali. 

Manifesto Weiner Werkstätte.


Di questo Hoffmann fu maestro, ma credo mi riserverò di parlare altrove di lui e della sua Weiner Werkstätte, di come il suo disegno influenzò il design del XX secolo.

Arte totale, quindi, e noi che ci affanniamo tanto tra un'estremo e l'altro. 

Con un milione di possibilità espressive e con infiniti modi di combinarle e riorganizzarle e connetterle, chissà come sarà l'arte totale domani. Con tutta la tecnologia a nostra disposizione, gli spazi ridotti e i tempi ormai quasi nulli, escogiteremo qualcosa insieme, di così grandioso e straordinario da renderlo degno di una totalità d'opera d'arte?

Se penso invece a questa pagina su uno schermo. Alla fine anche questa qui, sotto sotto, è intermedialità. Anche se non conosco le persone che ci hanno lavorato, né che ci continuano a lavorare, rendendo il mio contenitore il più accessibile possibile. 

-elucubrazioni della sera- 

-che poi, dal lat. elucubratio -onis, der. di elucubrare ‘comporre alla luce di una lanterna’-

Intermediate anche voi.



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