#ARTEFATTI La Monnalisa spagnola

 Una bellezza senza tempo.


La Gioconda è probabilmente il dipinto più famoso, il più conosciuto e il più fotografato al mondo. Direi che il genio di Leonardo in quest'opera è particolarmente evidente - anche se in realtà preferisco altri suoi dipinti, ma non è questo il punto.
In giro per il mondo sono presenti molte copie della Monnalisa, certificate o meno, coeve o posteriori, ma nessuna, e dico nessuna, mi ha colpito tanto quella che è conservata al Museo del Prado di Madrid.

Era il mio secondo anno a restauro e uno dei miei docenti ci invitò ad assistere ad un ciclo di conferenze sul restauro nelle sale del Museo di Capodimonte. Siamo andati tutti ad un ciclo di conferenze per avere i crediti formativi, non mentite, e lo spirito di quella mattina era esattamente quello di uno studente che non si aspettava niente di troppo interessante. Non avevo nemmeno letto la brochure, non mi ero informata sui relatori né tantomeno dei restauri che avrebbero presentato. Prendo posto, due chiacchiere con il collega, due o tre occhiate in giro per la sala a cercare qualcuno che conoscessi. Tutti prendono posto, le luci si abbassano e comincia la conferenza. 

Vi giuro, non ricordo niente di quello che dissero. Nulla, ero immersa nella mia playlist triste dell'iPod.

Chi mi conosce, questa storia la sa a menadito tanto da poterla recitare a memoria, non ricordo quante volte l'ho raccontata, ma è stata un'esperienza bellissima, un'epifania, un'intermittenza del cuore.

Tornando a noi, termina il relatore X che ha parlato almeno quaranta minuti di Y e Z (mi perdoneranno, davvero, ma ero troppo giovane e sconsiderata!) lui ringrazia e scroscio di applausi. 
Ad un certo punto il moderatore annuncia la prossima storia questa volta viene dalla Spagna, dal Museo del Prado di Madrid.

Sale sul palco una donna bellissima, si presenta come la Direttrice della sezione di Pittura Italiana al Prado ed è con noi per mostrarci una scoperta meravigliosa. Inizia a raccontarci della loro copia del famoso dipinto di Leonardo, partendo dalla sua storia conservativa, dei cambi di gusto attraverso i secoli, le ridipinture.

Adesso, voi ce l'avete presente la Gioconda, è un po' giallina quella del Louvre e poverina non è nemmeno colpa sua ma ha una travagliata storia conservativa.

Bene, prendete quell'immagine e con un piccolo sforzo di immaginazione pensate di aver rimosso a colpi di spugna tutto quel giallo, come vostra madre fa con le mattonelle del bagno.
L'immagine che mi si para davanti, sullo schermo, è spettacolare.

La Gioconda di Madrid.


Adesso voi la vedete. La prima cosa che notai io all'epoca fu l'arancio della veste nelle maniche e di come gradualmente finiva in quel blu petrolio nella spalla. Il viso, il collo le mani : un incarnato delicato e limpido. Fronte alta e lunghi capelli come le cortecce degli alberi. 
Le labbra di un delicatissimo tocco di rosa. Per tutta la vita ero stata abituata a vederla ingiallita, scura, una donna con la quale il tempo era stato molto poco clemente.  

Per non parlare dello spettacolo che ci si apre alle sue spalle. Una campagna toscana finalmente visibile in tutte le sue sfumature, i delicati passaggi leonardeschi tra una linea ed un'altra.

Non voglio star qui a tenere una lezione di storia dell'arte, ma spero vi vengano in aiuto reminiscenze liceali sullo sfumato e la tecnica pittorica di Leonardo da Vinci.

Il racconto poi che ci fece di questa dama fu sorprendente.  E' d'obbligo precisare che questo dipinto fin dalla sua inaugurazione e proveniente dalle Collezioni Reali, è la più antica copia che si conosca e soprattutto fu dipinta nello stesso periodo e nello stesso laboratorio dell'originale, probabilmente da un allievo di Leonardo. Di questa particolarità si è venuto a conoscenza solo a partire dal 2010, grazie a un'opera di restauro in occasione di una richiesta di prestito per un'esposizione temporanea al Louvre, l'ultima dimora dell'originale. 

La prima presentazione al mondo delle scoperte meraviglio che fecero gli studiosi, i restauratori e gli storici fu fatta alla National Gallery di Londra nel 2012, due anni dopo l'inizio dei restauri.

Durante svariate indagini, tra cui riflettografie infrarosse e indagini con raggi x e UV, era emerso che i disegni preparatori di entrambe era come procedessero di pari passo. Da qui è stato possibile azzardare l'ipotesi che uno dei migliori allievi del Maestro stesse eseguendo la copia esattamente nel momento il cui Leonardo eseguiva la sua. Anche analisi sulla natura dei pigmenti ha permesso di collocare la genesi dell'opera madrilena in un contesto ricco, dove l'attenzione per i materiali era fondamentale. Il secondo quadro venne dipinto, con grandi probabilità, da uno degli allievi di Leonardo, forse dagli italiani Francesco MelziGian Giacomo Caprotti (noto come Salaì), oppure da uno dei due spagnoli, Fernando Yáñez de la Almedina o Hernando de los Llanos, che assistevano in quel periodo il maestro italiano.

L’allievo che realizzò l’opera, nonostante non abbia raggiunto la qualità pittorica di Leonardo e delle sue maturissime pennellate sfumate, modificò il quadro come lo modificò il maestro, con gli stessi tempi, gli stessi accorgimenti, e la copia risultante è sostanzialmente un dipinto oltremodo simile, forse realizzato guardando addirittura la modella “Monna Lisa” contemporaneamente a Leonardo stesso.

Louvre, Parigi, 23 ottobre 2019 (AP Photo/Thibault Camus)

Le differenze fra i due ritratti sono frutto anche della storia del quadro di Leonardo, che non terminò idealmente mai l’opera e la modificò sino alla morte. Forse orse eliminò alcuni dettagli del viso in seguito a ripensamenti, come le fossette nelle guance, particolari visibili nel quadro di Madrid. Quest’ultimo venne probabilmente completato esattamente mentre veniva terminato quello oggi al Louvre, alla fine delle sessioni di posa per Lisa Gherardini

Il quadro del Prado potrebbe, anche se qui ci andiamo tutti con i piedi di piombo, esser stata quindi una copia supervisionata, corretta e guidata da Leonardo stesso, un quadro dal pregiato valore artistico seguito da un supervisore unico al mondo. Sarebbe bellissimo potersi accorgere delle correzioni fatte a matita da Leonardo, immaginare una scenetta dove bacchetta l'allievo per una resa non abbastanza precisa delle sopracciglia della dama.

Tornando alla nostra Dama Spagnola, questa probabilmente fu portata in Spagna prima del 1666, anno della sua prima comparsa nell'inventario del Real Alcazàr di Madrid. Purtroppo non si sa ancora quando fu immessa nelle collezioni Reali Spagnole. Resta certo che già dalla sua fondazione nel 1819 era compresa tra le opere del Prado.

La gentile Ana ci parlò quindi del restauro, delle indagini che avevano interessato la Monanlisa e delle scoperte incredibili che erano state fatte riguardo la sua datazione e la sua provenienza. 

Un lungo e complesso intervento di restauro. 

Ma alla fine, rimosso il fondo nero settecentesco era riemerso lo splendore dei paesaggi e la ricchezza dei colori originali.

   
La Gioconda del Prado prima del restauro.



Dettaglio del viso e del fondo dopo il restauro.

  

Adesso sapete perché faccio questo lavoro.

La conferenza finisce e finisce anche la mia capacità di concentrarmi: la mente torna sempre a quelle immagini di tanta bellezza e lo stupore mi fa camminare per le sale del Museo come fossi in trance.

Usciamo tutti e ci raggruppiamo in piccole capannelle di chiacchiere. Un mio docente mi si avvicina e chiede a me e ai miei emozionati compagni cosa ne pensassimo. 

L'unica cosa che riesco a dire è che mi ero innamorata di quella donna e del suo racconto. Il professore ride, ridono tutti ma io sono più che seria. 

-Vai da lei e diglielo! - mi dice lui. Ed io lo faccio davvero.

Corro da lei e le dico esattamente che mi sono innamorata del suo lavoro, della sua presentazione e del restauro.
Chiacchiere e complimenti, mi lascia una mail e mi dice di scriverle e andarla a trovare. Gli occhi pieni di gioia, mi è chiaro forse solo adesso il perché. Era felice di tanto entusiasmo.

Ovviamente, non sto qui a dirvi tutto, ma in autunno ero da lei, al Prado. 

E ho visto cose meravigliose.

Andateci, se potete.



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