#INTERVISTE Carlotta Russo

Una lunga chiacchierata.

Sono personalmente entusiasta di dedicare la prima pagina di questa serie di incontri, scontri e tafferugli artistici a Carlotta
La conosco da abbastanza tempo da avermi permesso di dirle qualche tempo fa "Hey, ho questa idea e tu sarai la prima!" senza dare molto spazio ad un no come risposta.

Carlotta è una persona meravigliosa (ma questo lo sanno tutti quelli che la conoscono) e da un po' di tempo sono stata super felice di veder fiorire e venir fuori anche quel suo lato artistico e creativo, slegato dai dettami dei doveri quotidiani e delle imposizioni figlie degli anni dell'università, dei pensieri e dei va be' lo faccio dopo.

Terra Mia, acquerello e carboncino su carta, 2020.

Tra le prime esclamazioni della chiacchiera è venuto fuori un magari potessi fare questo come mestiere! E già la prima grande considerazione degna di nota (non credo di aver mai avuto una conversazione con lei che in fin dei conti non fosse estremamente concreta e profonda!): la difficoltà oggi di poter vivere e fare quello che si ama, con tutti gli annessi e connessi tra cui riconoscimenti, pubblico e gratificazione.

Partire da zero, poi, con le sole proprie forze è un'impresa da titani.

 Ma andiamo con ordine.

C:Ciao, sono Carlotta, sono una restauratrice e amo fare arte!

R: Che cos'è per te l'arte? Qui si apre la nostra intervista.

C:L'arte è la massima espressione vitale che riesco a concepire. L'idea di creare, l'atto pratico del fare e il tempo stesso che passa e durante il quale l'idea prende forma, queste sono le parole che mi vengono in mente pensando all'arte.

L'artista è un demiurgo, e la tela, in questo caso, l'universo sul quale legifera. E' una sensazione di potenza che si esprime, dove il potenziale si trasferisce dallo spazio ideale fino a plasmare il reale e realizzare di conseguenza se stesso.

R:Il momento creativo per eccellenza?

C:Subito dopo l'ispirazione, che può arrivare improvvisa e poi prendere forma quando la mente è tranquilla e libera di vagare.

Ed eccola di nuovo l'epifania che tutti cercano. In  questo caso però abbiamo la sua personalissima conditio sine qua non: la tranquillità. 
Se è vero che l'arte libera e il processo creativo mette in ordine, è anche vero che senza una mente slegata dai pensieri che normalmente ci tengono ancorati a terra diventa difficile anche solo pensare di creare qualcosa che sia al di là di questo mondo.

Ritratto a mia madre, carboncino su carta. 2020

Ogni volta che mi capita sotto gli occhi una sua opera, anche solo uno schizzo, non posso fare altro che immaginarmela lì, in camera sua, totalmente immersa in quello che sta facendo, presente in questo mondo solo fisicamente e con la testa immersa tra le rughe di una carta da acquerello.  Questo è il ritratto di cui va più fiera, un ritratto di suo madre fatto a carboncino.

Quando le ho chiesto quale fosse l'opera di cui andasse più fiera lei mi ha detto che era questa. E capisco bene perché.
Tralasciando per un attimo la tecnica, che trovo comunque meravigliosa, mi vorrei soffermare su quanto in un ritratto dice di chi lo realizza.

C:A volte mi dicono che alcuni dei volti che disegno non assomigliano ai soggetti reali, ma la questione è un'altra. Io non ho alcuna intenzione di fare iperrealistico, né di essere serva dei dettagli reali. Per me un ritratto è qualcosa che mescola i ricordi, altri volti familiari e i sentimenti e le relazioni tra le persone. La storia con mia madre è una storia particolare di amore, come tante altre, e così è come vedo lei.

Quel pomeriggio io e lei eravamo al telefono, fisicamente lontanissime, ma mentre me ne parlava avevo una strana sensazione di familiarità, la vedevo davanti a me, con la testa un po' inclinata e sporta verso di me a guardarmi con degli occhi che probabilmente stavano dicendo tante altre parole silenziose, un sorriso delicato sulle labbra.
E direi che va bene così, che altrimenti si passa alla commozione.

Tiziana, inchiostro su carta. 2020


Ad un certo punto siamo finite a parlare di tecniche e sperimentazioni, di approcci nuovi e campi inesplorati.

C:"Ho cominciato a disegnare e dipingere quando ero bambina, come molti, d'altronde. Ma in fondo l'ho cominciato a fare con coscienza soltanto in quarantena. Tutto quel tempo, la solitudine e lo stare forzatamente chiusi tra le musa di casa, lontano da tutti, mi ha portato a dover trovare un modo di lasciarmi andare che fosse completo, che esaurisse in se stesso lo stimolo, il messaggio e il senso di compiuto alla fine. Ho cominciato con gli acquerelli, che sono il mezzo con il quale mi trovo più a mio agio, li conosco e mi rispondono assecondando ogni mia idea... Poi in realtà, dalla quarantena di marzo ad ora, ne ho sperimentate moltissime! Dai carboncini ai promarker, tempera, acrilico, carboncino, l'inchiostro. Ultimamente sono approdata all'olio e devo dire, è un altro pianeta. Hai una resa delle cromie che non ha eguali. Quindi per ora il mio best friend è l'acquerello, ma se mi chiami tra un paio di settimane potrei dirti l'olio tranquillamente. Fammi sperimentare!

Un momento liberatorio, quindi, che è frutto e incipit di un cambiamento e di un riequilibrio delle fasi, dei momenti. Il sentirsi completa e libera dalle angosce, dalle ansie, è il risultato ma anche la sua condizione ideale per riuscire a materializzare qualcosa sul foglio o su una tela. La necessità di concertazione che porta ad una quasi totale alienazione da qualsiasi cosa non sia direttamente collegata alla percezione della forma o del colore che in quei momenti si sta facendo strada dalla mente al foglio, in un flusso vorticoso attraverso cuore, mani e matita.

After, acrilico su tela. 2020

Di punto in bianco, la nostra conversazione torna improvvisamente sul tema d'apertura. 
L'arte, oggi, che futuro ha?
Abbiamo parlato dei nuovi media, del mercato, di chi produce arte (oddio produrre, che cosa orribile, come se fosse un rotolo di carta igienica), di chi ne usufruisce, e di un'infinità di altre questioni socio-economiche e di stampo filosofico ed etico che potremmo riassumere con un "ormai l'arte è martorizzata e schiavizzata dal capitalismo e serva del mercato della società globale."

Diciamocela in modo chiaro, tutto meravigliosamente vero e altrettanto critico, da far paura. Un discorso lucido, forte e che lascia poco spazio a pensieri che non siano di azione e cambiamento.

Lei ed io, dovete sapere, facciamo un antico mestiere che chi ha insegnato il rispetto e la valorizzazione dell'opera d'arte in quanto testimonianza storia e veicolo di un messaggio. Bene, aprite l'Instagram per un attimo: ma quanti sono ad inondare i vostri schermi con prodotti "artistici"?

E se tutto è arte, ormai, è vero che nulla lo è più? Se diamo per certo questo, allora le mie non sono interviste ad artisti, ma a fabbricanti di oggetti gradevoli alla vista mediante tecniche precedentemente utilizzate per la realizzazione di grandi opere d'arte.

La mia non è una critica, né tantomeno una polemica sterile: abbiamo visto negli ultimi anni che il mercato artistico paga se lo si asseconda, se ne si seguono gli umori. Un mercato che capricciosamente detta le regole, ed un artista che segue. Perdonatemi, ma credo fortemente che ci sia un ribaltamento di ruoli, malsano e tossico. 

Quella di oggi, questa produzione del XXI secolo è diventata elitaria ed autoreferenziale: le persone si allontanano dalla Storia dell'Arte per seguire il flusso straripante delle opinioni e delle reactions, chi giudica diventa vittima del giudizio di una platea invisibile che tocca schermi a ripetizione, senza sosta, tutto il giorno, tutti i giorni. A chi affidiamo, allora, il futuro della nostra arte?

Io lo affiderei alle persone, a quelle che non hanno timore di entrare in un museo ed ammettere di non saperne abbastanza.

Lo affiderei a quelle persone che chiedono, che cercano, che si incuriosiscono. 

Io affiderei l'arte del nostro tempo a quelli che non hanno dimenticato come si fa ad usare le mani, ma che accompagnano chi non lo sa a scoprire com'è. 

Carlotta desidera un'arte libera e per tutti, dove tutti contribuiscano alla salvaguardia della sua memoria e alla sua diffusione, io desidero un mondo dell'arte senza più feticci e senza più servi del successo. 

Spero nell'equilibrio, uno scambio costante e prolifico tra saper fare, mostrare ed essere apprezzati.

Ho scelto Carlotta per la prima intervista proprio perché avevo a cuore questo. Sapevo che lei avrebbe saputo condurmi qui, ed io l'ho seguita.

Adesso però voi andate a vedere che ragazza spettacolare è ed inondatela d'amore, non perché ve lo sto dicendo io, ma perché desidero che cominciate ad apprezzare non solo il seguito di una persona, ma anche la persona stessa e l'arte che possiede tra le mani.














Commenti

  1. Ottime osservazioni, specialmente riguardo il futuro dell'arte ad ora. Gli algoritmi li fanno le persone, e questo bisogna tenerlo a mente. Non vedo l'ora di leggere il, prossimo articolo!

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  2. Una donna piena di passione che riesce attraverso le mani a materializzare la sua anima... senza aver timore di mostrarla al mondo intero.....stai attuando un percorso virtuoso verso la più consolidata consepevolezza di te stessa....ti auguro di non perdere mai la connessione salda tra mente ed anima😘

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  3. Una donna piena di passione..che riesce attraverso le sue mani a materializzare la sua anima....

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