#ARTEFATTI - Nike

  La Nike di Samotracia.

Nike di samotracia, Museo del Louvre, Parigi.



Nίκη - La prima volta che ho sperimentato sulla mia pelle la famosa sensazione della sindrome di Stendhal è stata nel vedere la Nike di Samotracia.

Quella famosa, lo sapete, è conservata al Louvre di Parigi e sovrasta la scalinata centrale esattamente all’ingresso del Museo, sulla sommità della scala Daru.

La mia passione per il classico è ben nota, ma credo che la sensazione di quasi totale perdita dei sensi dinanzi a quasi tre metri di marmo scolpito (di preciso sono due metri e quarantacinque centimetri) sia dovuta alla sensazione di maestosa grazia è straordinario dinamismo dell’esecuzione.

Una donna immane, una dea della vittoria che si staglia sferzata dal vento, sulla prua di una nave. Un piede in avanti e il busto dritto, le ali aperte e ditate all’indietro, strette tra le spalle alte e ferme. Un panneggio che l’avvolge e ne mostra le forme, imponenti. Le mancano ovviamente testa e braccia, ma credo che queste mancanze non creino assolutamente una perdita di potenza nella sua immagine.

  

Visione laterale.
 

 Fu probabilmente scolpita a Rodi, all’inizio del II sec. a.C. È stata attribuita allo scultore Pitòcrito, sulla scorta di una iscrizione rinvenuta sul basamento che conteneva il suo nome. Sappiamo, inoltre, che Pitòcrito fu molto attivo a Rodi. Nike era una divinità greca figlia del titano Pallante e della ninfa Stige, così come ci riporta Esiodo nella sua Teogonia. Personificava la vittoria, sia in battaglia che nelle competizioni. Veniva raffigurata come una giovane donna alata, vestita con un leggero chitone. La sua fattura racchiude tutta la tradizione scultorea classica. Con le guerre persiane il culto di Nike divenne popolare e gli ateniesi le dedicarono un'immagine nel santuario di Delfi dopo la vittoria di Salamina. Nella statua di Samotracia lei viene rappresentata mentre scende in volo sulla prua di una τριημιολία (triēmiolía) destinandola alla vittoria. 

Secondo la tradizione fu lo scultore Archermo a rappresentarla per la prima volta come "alata", infatti l'immagine di Nike lignea conservata nel tempio di Atena ad Atene era priva di ali. Secondo la mitologia classica, Stige portò i suoi quattro figli da Zeus quando quest'ultimo stava raggruppando gli alleati per la Guerra contro i Titani così Zeus nominò Nike condottiera del suo carro divino - un ruolo in cui viene spesso ritratta nell'arte greca e classica - e le nominò tutte e quattro sentinelle del suo trono.

Scolpita a Rodi in marmo pario (wiki-moment: imarmo pario (lychnites) è una varietà di marmo bianco a grana fine particolarmente pregiato, proveniente dalle cave nell'isola di Paro in Grecia), in memoria della vittoria nella battaglia dell’Eurimedinte, l’isola di Samotracia la commissionò per completare l’impianto decorativo del ninfeo superiore del santuario votivo dedicato ai Grandi Dei Cabiri (la parentesi sarebbe troppo lunga, mi sa che devo fa'  'na rubrica sulle divinità...); un tempio che si sviluppava su più livelli e sulla cui sommità svettava proprio la Nike. Rimasta nella sue sede originale per molti secoli, la Nike scomparve improvvisamente e senza lasciare traccia, per essere poi ritrovata in frammenti solo nel 1863 da Charles Champoiseau, vice console francese a Edirne. Acquistata dai francesi per essere esposta proprio nel Museo del Louvre, dove risiede ancora oggi.

 L’ultimo giorno i miei operai erano impegnati a scavare tra le
 rovine di un grande portico e il mio sguardo si posò su un
 pezzo di marmo semisepolto che riconobbi, dopo averlo
 personalmente ripulito dalla terra, essere un seno di mirabile
 fattura. Qualche ora più tardi, mentre stavo mangiando sotto
 la mia tenda, i lavoranti accorsero piangendo di emozione:
 “Signore! Abbiamo trovato una donna!”.

Ricostruzione del 1879.



Ricostruzione grafica degli elementi della nave.


Ricostruzione grafica.

Durante scavi successivi, gli archeologi compiono una grande scoperta: i blocchi di marmo lasciati da Champoiseau a Samotracia formano la prua di una nave. Si comprende solo allora la forma originaria del monumento.

Nel 1950 una nuova campagna di scavi portò alla luce porzioni della mano destra, attualmente conservate al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Molti frammenti architettonici furono trasferiti al Museo Archeologico di Istanbul ma una parte di questo materiale scomparve.

La Nike venne spostata dalla sua nuova sede nel 1939, quando fu necessario trasportarla nel castello di Valençay per proteggerla dallo scoppio della seconda guerra mondiale.

Tra il 2013 e il 2014, viene spostata nuovamente nella Sala dei sette camini e sottoposta ad un attento restauro. L’enorme lavoro ha previsto un finanziamento di quasi quattro milioni di euro, in parte stanziati grazie ad una raccolta fondi denominata Tutti mecenati! Attraverso una profonda pulitura senza additivi, la statua ritrova tutte le sfumature e il candore tipici del marmo bianco di Paro. L’opera è stata riconsegnata nella sua interezza, mantenendo l’ala sinistra e il seno in gesso aggiunti nell’Ottocento. È stato invece rimosso il piedistallo in marmo di Larthos, inserito negli anni Trenta del Novecento. Una squadra di dodici esperti ha smontato la statua blocco per blocco, sottoponendola ad un esame clinico totale nel tentativo di risolvere gli enigmi di questa celebre e grande “mutilata”. Ripetute fotografie a luce radente, osservazioni al microscopio binoculare, radiografie, raggi ultravioletti e video microscopio hanno permesso di scansionare scrupolosamente la statua. Dal restauro sono emersi alcuni dettagli sorprendenti, come una ciocca di capelli che sfugge dallo chignon e tracce di blu, invisibili a occhio nudo. Questo ha portato ad un’inaspettata constatazione: la policroma originaria della statua (troppi spunti stasera!).

Trasporto verso castello di Valençay, 1939.


 Un paio di estati fa sono tornata a Rodi e ho di nuovo fatto il giro delle rovine sull’isola, ho provato a vedere il Museo, ma anche questa volta non ci sono riuscita. Tutta l’isola era piena delle raffigurazioni della dea, e sull’arcopoli di uno dei paesini è ancora conservato il bassorilievo che raffigura la Nike sulla prua di una nave.

Ho pianto e i miei amici mi sono dovuti venire a recuperare dopo mezz’ora che mi cercavano senza riuscire a trovarmi.

Dettaglio dell'ala e del busto.

Visione frontale.

Questo artefatto per me è molto importante. Avevo sedici anni la prima volta che l’ho visto e adesso, a ventotto, ho la camera da letto tappezzata di immagini della Nike di Samotracia.

Non credo sia solo una questione legata all’estetica di questa straordinaria opera d’arte, ma anche alla forza e al coraggio che mi infonde anche solo guardarla.

La sua presenza mi ricorda che vincere, ma nel mio caso direi più sopravvivere all’universo, è possibile.

Credo che ognuno abbia la sia effige sacra, be’, questa è la mia.

  


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