#STORIE - L'antichità a colori.

SHINE BRIGHT LIKE A STATUA GRECA CLASSICA

Se googlate adesso le statue erano colorate vi si riempirà la pagina di bizzarre immagini di famosissime statue antiche dai variopinti colori, come fossero pappagalli.

Non è un errore del signor Google, ma la pura verità.

Settimana scorsa ci eravamo occupati (oddio, sembro Alberto Angela - inchino reverenziale) della Nike di Samotracia ed era stato brevemente accennato che durante i restauri erano state scoperte tracce di colore.

Uno dei guerrieri nel tempio di Afaia.
In realtà non solo lei, ma tutte le statue, che oramai hanno quel pallido colore marmoreo nel nostro immaginario, erano colorate e anche con colori sgargianti!

Ovviamente non me lo sto inventando, diciamo che ho le mie fonti, e che fonti. 

Euripide scrisse di “statue colorate sul frontone” dei templi, Platone dei “colori più belli” che i pittori usavano per dipingere “le parti più belle del corpo” (cioè gli occhi), Plinio citava il cinabro (dalla parola greca kinnábari, sangue di drago), il solfuro di mercurio utilizzato per le parti rosso-arancio. Il giallo si ricavava dall’ocra, reperibili in natura o da un composto dell’arsenico che veniva estratto in Anatolia: era un veleno così potente che nelle miniere venivano mandati solo i detenuti. I blu e i verdi erano ottenuti dall’azzurrite e dalla malachite, composti del rame. Nero e marrone si ricavavano dai colori primari o dalla combustione di ossa di animali.

Eretteo, loggia delle Cariatidi, Acropoli di Atene.

Il colore non veniva applicato direttamente, infatti le statue in marmo venivano modellate in modo sommario per poi essere ricoperte con uno strato di sostanza gessosa sul quale venivano applicati i colori. Nel V secolo a.C. si diffuse la ganosis, cioè la patinatura della superficie con una miscela a base di cera stesa sia sul colore che direttamente sullo stucco o gesso.

Il problema risiede nel fatto che sia le statue che i templi (greci e le loro copie romane) sono giunti sino a noi ormai privi della loro policromia, e questo ci ha indotti erroneamente a pensare che il mondo classico fosse totalmente privo di colore. Persino grandi storici dell’arte hanno travisato, come Johann Winkelmann che nel ‘700 stabilì i canoni della bellezza ideale individuandoli nelle statue greche decolorate dal tempo. In Occidente il bianco  non era la somma di tutti i colori, ma la loro assenza, il contrassegno di una superiorità spirituale, scambiando  la mente inalterabile, cioè piatta, per uno stato spirituale superiore.

-frecciatine-

Più di trecento anni a costruire un'ideale di bellezza che fosse esattamente al contrario. Povero Fidia.

Arciere sul tempio di Afaia, sull’isola di Egina (V secolo a.C.)
Ma il fatto avrebbe dovuto essere scontato: i contemporanei ritrovamenti in Egitto, nell’isola di Creta, in Etruria confermavano che tutti i popoli del mondo antico amavano colorare ogni cosa, dalle case alle statue. Rossi purpurei, splendenti turchini, gialli ocra coloravano le mura di Babilonia, i palazzi cretesi, i templi e le tombe di Luxor, i frontoni di terracotta e gli affreschi delle tombe di Tarquinia, gli stupefacenti vetri fenici che in quegli stessi anni venivano riportati alla luce. Ancora all’inizio del V secolo a.C., l’Acropoli di Atene e i templi di Delfi si annunciavano da lontano per i loro brillanti colori e le statue erano intarsiate di oro, di avorio e di smalti. 

Ricostruzione grafica del Partenone, con i suoi colori.
In realtà anche le architetture erano per la maggior parte dipinte. Anche se ci sembra impossibile, le dimore e le architetture votive avevano anch'esse una particolare policromia.

A tal proposito riemerge in me violento il desiderio di visitare Creta per il palazzo di Cnosso. Lo so che è stato soggetto ad interventi di restauro massicci ed invasivi, ma che ci posso fare: tutto quel colore mi fa impazzire,  mi risveglia la curiosità e mi riempie gli occhi e il cuore!

Ma tornerei indietro nel tempo anche per vedere il tempio di Atene e quello di Delfi e anche quelli di Paestum tutti colorati, che brillano nel sole del tramonto (romantic music playing).

Vista parziale di un colonnato del Palazzo di Cnosso, Creta.
Anche le statue di bronzo, oggi verdognole (la lezione sulle ossidazioni dei metalli all'aperto la rimandiamo a data da destinarsi!), avevano un colorazione completamente diversa: quella originale era dorata, che col tempo è stata corrosa da processi di ossidazione.

Il Bronzo di Riace A nella ricostruzione di Vinzenz e Ulrike Brinkmann – Liebieghaus, Francoforte.
  “Gli occhi venivano inseriti dall’esterno e il montaggio era lungo e complesso. Le ciglia erano lamine di bronzo tagliate, e nel bianco del bulbo (in marmo, osso o avorio) veniva montata l’iride, fatta con una pasta di vetro colorata“. 

Anche le labbra di rame e le sopracciglia d’oro venivano applicate in un secondo momento, quando il bronzo era già diventato freddo.

Ma noi abbiamo ben presente la mastodontica statua crisoelefantina di Atena Parthenos nel Partenone e quella di Zeus ad Olimpia, del signor Fidia ovviamente. Di Policleto è invece la statua in oro e avorio di Era ad Argo.

Athena Parthenos, full-scale replica of Phidias's chryselephantine sculpture by Alan LeQuire, 1982; in a full-scale replica of the Parthenon, Nashville, Tennessee.

Riproduzione grafica delle statua crisoelefantina di Zeus ad Olimpia.


Una lunga tradizione legata al sapiente uso dei colori, dei metalli e delle pietre. Una tradizione che è giusto portare alla luce e ricordare, far conoscere. 
Molti avvenimenti nel tempo lontano da noi hanno preso la forma di quelli che ce li hanno raccontati nei secoli, ma è sempre bello riscoprire e stupirsi di quanto fossero in errore quei sapientoni.

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L'anno nuovo è iniziato da poco, dicono anche che questo sia il grande anno per i nati sotto il segno dell'Aquario (ovviamente io sono aquario!) e che matureranno tutte le idee che abbiamo avuto fino ad ora, troveranno forma e si staccheranno da quel turbine di cose da fare che abbiamo di solito in testa.

In un certo senso, ritroveremo il nostro colore originale, lasciando il bianco del marmo a qualcuno che sia più rigido di noi.

Siamo nati a colori, ma qualcuno ha voluto che ce ne dimenticassimo.





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